Storie quotidiane a Lampedusa IV


Storie quotidiane a Lampedusa IV

caretta caretta lampedusaIn quest’isola bella, come l’ha chiamata Giuseppe Brignone “don Pino”, c’è tanta storia quotidiana e nessuno meglio di lui, la memoria storica di Lampedusa la può raccontare. Don Pino ci ha lasciati ad agosto del 2012 e con lui se ne è andata una delle pietre miliari di Lampedusa. La storia quotidiana di don Pino si è sempre intersecata con l’isola, sin da piccolo, quando aiutava il padre in uno stabilimento ittico conserviero, fino ad approdare al “bar dell’amicizia”, uno dei primi bar di Lampedusa dove non solo sono passati tanti turisti ma anche V.I.P..

Don Pino amava raccontare, lui che aveva l’anima ed il cuore da poeta e che tante poesie ha scritto e dedicato anche all’isola, che Modugno soleva recarsi al suo bar, a volte anche con la chitarra e, dopo aver chiesto il permesso, suonasse per lui e per i clienti, oltre che con la libertà di farlo per se stesso.

E’ stato intervistato tante volte Giuseppe Brignone, anche perchè non si poteva raccontare di Lampedusa senza raccontare di lui, icona vivente della storia e della tradizione. Oltre che della bontà delle sue granite di frutta e dei suoi cannoli, don Pino andava fiero di essere stato insignito del “Premio Internazionale della Bontà” tenutosi a Venezia e di essere stato benedetto dal Papa per una sua poesia sul matrimonio.

Personaggio in vista, ha sempre amato molto la “sua” Lampedusa e non ha mai mancato di far sentire la sua voce per proteggerla: una lunghissima storia quotidiana che resterà viva per sempre.

Ma, come dicevo, Lampedusa è tanta gente ed uno dei racconti “quotidiani” che ho trovato sul libro “Isola d’alto mare - Lampedusa” a cura di Armando Milioto ed edito dall’associazione Word Sicilia, mi ha incuriosito piu’ di altri: quello sul “Genio di Lampedusa”, al secolo Michele Casano.

Ragazzi degli anni 30, la loro infanzia non era certa allietata dai giocattoli e dai videogames cui i nostri figli sono abituati e allora, sin dall’adolescenza, l’inventiva di Michele, corroborata dai suoi amici di allora, comincia a fare capolino, complice il ritrovamento di alcune munizioni inesplose - non dimentichiamoci che era appena finita la guerra - con i quali il nostro, con l’amico Matteo, decide di costruire un razzo: ebbene riuscirono a farlo partire, seppure vennero “quasi” presi in flagranza dai Carabinieri locali. Come si dice: “il buongiorno si vede dal mattino” e pare che Michele abbia continuato ad inseguire il suo sogno, costruendo giochi e piccole invenzioni, creando con le proprie mani quadri e oggetti: d’altronde il vivere su un’isola aiuta a far emergere l’animo artistico e l’inventiva che è in noi e Michele ne è un ulteriore esempio.